Marianne Wex, tra i suoi racconti dedicati alla conoscenza della partenogenesi umana, ci narra di aver conosciuto un gran numero di ostetriche che, nel loro speciale lavoro dedicato alle donne, sono diventate preziose testimoni di conversazioni personali delle loro pazienti.

Queste ultime cercavano disperatamente, attraverso queste confessioni, di spiegare di non aver avuto, prima della gravidanza, alcun contatto sessuale con un uomo e quindi ritenevano incomprensibile il fatto di aver potuto concepire delle bambine.

Le ricerche della Wex sono seguite per un lungo periodo della sua vita. La giornalista e ricercatrice ha portato avanti le sue interviste in numerosissime città europee.

Ogni volta i racconti portavano con loro emozioni quali disorientamento e perplessità. Profondamente sconvolte, queste donne, continuavano a ripetere l’assoluta mancanza di contatto sessuale con un uomo, alcune di loro dichiaravano addirittura la loro verginità.

Queste dichiarazioni non incontravano di certo nessuna comprensione e, nella maggior parte dei casi, le donne venivano liquidate come pazze.

Uno dei casi più eclatanti riportati fu quello accaduto in una località delle Alpi svizzere: da lungo tempo, nella fattoria a cui si fa riferimento, vi abitavano tre generazioni di donne. Una notte viene chiamato con urgenza il medico poichè la donna più giovane lamentava dei forti dolori all’addome. Il pensiero comune era quello di un’appendicite ma, con profonda incredulità di tutti, il medico accertò una gravidanza.

Un altro caso che fece altrettanto scalpore fu quello di una donna che fece causa ai gestori della piscina dove era solita allenarsi. Anche quest’ultima cercò disperatamente di comprendere come fosse potuto accadere una fecondazione senza aver avuto contatto sessuale con un uomo. Non avendo altre spiegazioni le venne in mente che l’acqua della piscina potesse contenere dello sperma.

-Il fisico Dr Fritz A. Popp, ricercatore degli anno ’60 , ha realizzato uno strumento col quale può essere misurata la luce irradiata dalle cellule viventi: questa luce, contenuta anche nel DNA viene indicata come biofotone. Luce che potrebbe essere registrata anche come suono. Questi raggi raccoglierebbero, tratterrebbero e trasmetterebbero tutte le informazioni vitali che si trovano nel DNA. Ma perchè fermarci alle informazioni genetiche? Questa luce potrebbe contenere le informazioni cosmiche?

I ricercatori Lidya e Alexander Gurwitsch hanno dimostrato che le cellule possono emettere raggi in grado di provocare la divisione cellulare nelle cellule di un secondo corpo che si trova a poca distanza dal primo: radiazione mitogenetica. Il ricercatore Crile George dichiara che “la fecondazione” è un processo di materia sottile chiamato anche “fenomeno elettrico”. Generazione dopo generazione verrebbe così trasmessa la fiamma della vita.

In questo articolo non mi soffermo sulla chiara indicazione dei miti riguardanti Dee, Luce, Sole e Luna ma le ricerche che mi stanno più a cuore mi conducono a soffermarmi sull’importanza che assume nella nostra vita, secondo questa visione che per molti sembrerebbe utopistica, quella “fiamma” accesa e trasmessa a tutto il genere umano, per mezzo di ogni Madre, dimadreinmadre°, col filo d’oro della vita, il plus biologico, dono del DNAmt ( DNA mitocondriale ). Maria Gabriella Santolisier, ricercatrice.